Nessun ambito può escludersi dal dibattito mondiale sulla salvaguardia e conservazione del pianeta, neanche quello delle costruzioni e dell’abitare. Per questo, sia la comunità europea che i singoli stati si stanno adoperando per cercare di dare delle risposte concrete ed efficaci attraverso normative specifiche che regolino la costruzione di nuovi edifici in un’ottica di salvaguardia ambientale. Da un po’ di anni, infatti, si sente sempre più spesso parlare di “casa passiva” e, recentemente, di “edifici ad energia quasi zero”.
Il protocollo Passivhaus nasce nel 1988 dalla collaborazione tra l’Università svedese di Lund ed il fisico Wolfgang Feist, e si sviluppa attraverso una serie di realizzazioni e di progetti di ricerca. La prima Passivhaus nasce, dopo qualche anno, nel quartiere Kranichstein a Darmstadt, in Germania: quattro villette a schiera il cui fabbisogno energetico è di 10 kWh/m2, e continua a mantenersi stabile. In Italia, il primo edificio ad aver ricevuto la certificazione Passivhaus è la sede dell'impresa KLAS a Malles Venosta, comune della provincia autonoma di Bolzano.
Lo scopo di una casa passiva è quello di garantire il comfort interno attraverso l’utilizzo di “dispositivi passivi”, i quali consentono di ridurre al minimo le fonti energetiche per il riscaldamento/raffrescamento, e di eliminare completamente gli impianti di riscaldamento tradizionali come caldaie a metano e termosifoni. Il termine “passiva”, dunque, sta ad indicare una costruzione la cui somma degli apporti passivi di calore provenienti dall’irraggiamento solare e trasmessi internamente, in aggiunta a tutto il calore che si genera internamente grazie agli abitanti e alle loro azioni quotidiane, compensa quasi completamente le perdite dell’involucro durante i periodi freddi.
Per avere una casa passiva è necessaria una buona progettazione architettonica, che ottimizzi forme, spazi e materiali. Alcuni dei punti cardine da tenere in considerazione sono:
Recentemente, la Direttiva Europea 31/2010/CE, seguita in Italia dal D.Lgs. 192/2005, modificato dal D.L. 63/2013, poi legge con la L. 90/2013, introduce un nuovo concetto di costruzione, ovvero quella di edifici NZEB, Nearly Zero Energy Building – Edifici ad energia quasi zero, i quali devono essere progettati per consumare la quantità minima di energia per i processi di riscaldamento/raffrescamento, ventilazione meccanica, illuminazione e produzione di acqua calda. Dal 2021, in Italia tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere costruiti seguendo questo criterio, anticipando al 2019 l’estensione agli edifici pubblici. Il DM 26 giugno del 2015 “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici” definisce le caratteristiche che un edificio a energia quasi zero dovrebbe avere, definendolo:
“Edificio ad altissima prestazione energetica [...] Il cui fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ”.
Anche se non sono state ancora definite con esattezza delle regole univoche per questo tipo di edificio, in generale possiamo dire che un edificio NZEB per progettazione e criteri di costruzione è molto simile ad una Passivhaus. In più, solo in Italia, sarà necessario produrre energia anche in sito e non solo nelle vicinanze per coprire il 50% di fabbisogno energetico dell’intera costruzione.
La strada è ancora lunga, dato che al 2018 sono stati censiti solo 1500 NZEB, distribuiti per lo più in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, ma sono stati fatti comunque grandi passi avanti nella regolamentazione delle costruzioni.
Domus Legno nella progettazione e realizzazione delle sue case garantisce la massima efficienza energetica e al contempo massimo comfort abitativo.