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Le case in legno resistono al fuoco. Leggenda o realtà?

5 Novembre 2019
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Nei periodi estivi, non sono rare le notizie di incendi e roghi che, giorno dopo giorno, distruggono ettari ed ettari di terreno, soprattutto nelle regioni del Centro–Sud.

Ma cosa succede se il fuoco colpisce una casa in legno? Il pensiero comune è che il legno, essendo un materiale che brucia velocemente, rende vulnerabili gli edifici. In realtà si tratta di un luogo comune da sfatare in quanto, è stato dimostrato, che gli edifici in legno hanno una resistenza maggiore rispetto a quelli realizzati in cemento armato o in acciaio.

Prima di comprendere la ragione fisica alla base della resistenza del legno al fuoco, è importante fissare alcuni concetti. Resistente al fuoco non significa ignifugo o incombustibile, bensì significa che il legno, pur bruciando, mantiene le sue prestazioni meccaniche, garantendo, così, la stabilità della struttura. La valutazione della resistenza al fuoco prevede il calcolo del tempo che intercorre dall'inizio dell'incendio al collasso vero e proprio dell’edificio. È, perciò, una caratteristica che riguarda la struttura, non il singolo materiale che la compone, e che dipende da geometria, distribuzione dei carichi, tipologie costruttive e strutturali, ecc. Per i materiali, è più corretto parlare di reazione al fuoco. La reazione al fuoco è il grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è sottoposto. I gradi di partecipazione sono valutati tramite dei numeri che individuano delle classi di appartenenza. Queste vanno da 0 a 5, secondo valori crescenti che indicano una maggiore partecipazione al fuoco.
Calcestruzzo ed acciaio sono elementi incombustibili e quindi hanno classe di reazione al fuoco pari a 0. Il legno ed i suoi derivati oscillano tra 3 e 4.

Fissati questi punti, è possibile capire le ragioni fisiche che sono alla base della resistenza al fuoco del legno. Il legno è un materiale che se sottoposto alle fiamme brucia, ma lo fa molto lentamente e mantenendo inalterata la struttura molecolare e, quindi, anche la sua resistenza meccanica. Occorrono tempi molto lunghi prima che le fiamme arrivino ad intaccare in maniera significativa l’anima del materiale. Questa resistenza alla propagazione del fuoco all'interno del materiale è legata al fenomeno fisico della carbonatazione. Quando la temperatura raggiunge i 240°C (si consideri che in caso di incendio di un edificio si superano i 400°C in pochi minuti!), lo strato di materiale carbonizzato comincia a rallentare la penetrazione delle fiamme nel cuore della struttura. Questo guscio protettivo, che si forma per via della minor capacità conduttiva dello strato a contatto con le fiamme, protegge la sezione più interna del materiale garantendo la resistenza strutturale dell’edificio. L’eventuale cedimento può, quindi, avvenire solo dopo diverse ore di esposizione al fuoco, ovvero quando la sezione integra presenta dimensioni inferiori rispetto a quelle minime necessarie all’adempimento portante della struttura. Il collasso strutturale degli edifici in legno risulta, dunque, di probabilità molto remota, dal momento che potrebbe avvenire, come già anticipato, solo a causa della progressiva e lentissima riduzione della sezione resistente e non per l’improvviso decadimento delle caratteristiche fisiche e meccaniche del materiale, come invece avviene per acciaio e calcestruzzo.

Per comprendere questa differenza basti pensare al crollo delle due torri del World Trade Center: una struttura in acciaio, infatti, benché formalmente incombustibile, subisce la rapida perdita di prestazioni meccaniche quando esposta alle alte temperature. Dopo soli 5 minuti di esposizione al fuoco, l’acciaio raggiunge la temperatura critica di 500°C, che solitamente porta, nel giro di circa 10 minuti, al collasso strutturale.

Infine, un ulteriore aspetto che rende preferibile l’impiego del legno ad altri materiali dal punto di vista della resistenza al fuoco, è la sua bassa conducibilità termica: questa caratteristica consente in primo luogo di tutelare e proteggere le linee impiantistiche presenti all’interno della struttura e, in secondo luogo, di circoscrivere l’area danneggiata dall’eventuale incendio.

Test condotti su pareti in legno sottoposte ad oltre due ore di fuoco a temperature oltre i 1000°C, hanno infatti dimostrato come, all’interno, le condizioni fossero tutt’altro che estreme: temperatura superficiale compresa tra il 14 ed i 24°C e temperatura dell’aria di 11° C. Gli unici componenti da sostituire sono risultati essere il rivestimento interno in cartongesso e lo strato isolante.

Tutto ciò a conferma di come anche l’edilizia in legno, al di là dei pregiudizi o false credenze, sia ben capace di garantire elevati livelli di sicurezza, anche dal punto di vista del rischio incendi.